
Di certo, anche qualora Vendemini fosse stato una sorta di “kamikaze consacrato alla pallacanestro”, questa sua condizione psicologica non poteva assolvere chi, consapevole del suo quadro clinico, aveva omesso di segnalare la gravità dello stato di salute dell’atleta o chi l’ho aveva indebitamente autorizzato a continuare l’attività di sportivo o chi ancora più spudoratamente, pur essendo a conoscenza della natura mortale della malattia aveva tratto proventi dalla vendita del giocatore. A corollario delle dichiarazioni date ai giornali, il professor Salvatore Condorelli affermò di aver rilasciato in quella visita del 13 maggio una doppia copia dei risultati, una per il giocatore e l’altra per il medico che era con lui, il dottor Mario Sangiorgi. C’è da aggiungere che ad accompagnare Vendemini a Villa Bianca era stato il fratello dell’allora Presidente della Brina Rieti Andrea Milardi, il quale, dichiarò alla stampa di non aver visto tra le mani di Luciano nessun certificato e di aver avuto, alla fine della visita, piena assicurazione dal giocatore che gli esami erano andati bene. e che poteva partire per le Olimpiadi.
Non finiscono qui i colpi di scena, infatti, domenica 27 febbraio durante il Tg2 delle ore 13, intervistato dal giornalista Maurizio Avallone, il Professor Mario Sangiorgi dichiara “Vidi Luciano Vendemini in aprile o in maggio, era accompagnato da Renato Milardi (n.d.r.: l’allora Presidente della Brina Rieti): disposi accertamenti per appurare la diagnosi sia con una visita oculistica presso il prof. Paolo Rizzo sia con accertamenti emodinamici. Questi ultimi furono eseguiti il 13 maggio, raccolsi tutti i dati e stilai una relazione in base alla quale ritenevo sconsigliabile l’attività agonistica del giocatore. Io non lo avvisai direttamente della diagnosi, non so se lui l’abbia poi saputa: io consegnai direttamente ai dirigenti della sua società l’esito degli esami in busta chiusa”. Una vera e propria dichiarazione-bomba dalla quale si evincevano due fatti di grande rilevanza: la conoscenza da parte del Presidente del Rieti Renato Milardi della gravità dello stato di salute di Vendemini e una visita di Vendemini a Villa Bianca in una data certamente antecedente a quella del 13 maggio. Su questo punto, intervistato telefonicamente dal sempre solerte cronista della Stampa Antonio Tavarozzi, a parlare è questa volta il Prof. Dott. Gaetano Giuliano, il quale rivela clamorosamente di aver rilasciato e firmato in data 23 aprile 1976 un certificato di idoneità a Vendemini, dopo averlo visitato, prima però che venisse effettuato l’esame specialistico e dunque con elementi e circostanze tali - a dire dello stesso professor Giuliano - da rendere solo “temporaneo” quel verdetto di idoneità. “Il cateterismo cardiaco venne rinviato dal 23 aprile al 13 maggio non perché mancasse l’attrezzatura a Villa Bianca - spiegò Giuliano - ma perché l’incisione al braccio, necessaria per inserire la sonda per l’esame avrebbe impedito la partecipazione del giocatore ad un torneo internazionale che gli azzurri giocarono a Roma dal 23 al 25 di aprile, torneo al quale Vendemini teneva molto”. Questo documento di idoneità venne quindi consegnato dal giocatore al medico della Nazionale Enzo Borghetti che a sua volta autorizzò il C.T. Giancarlo Primo a far giocare Vendemini. Questo il testo del referto in questione: “Certifico di aver visitato il signor Luciano Vendemini e di averlo trovato in buone condizioni generali e cardiocircolatorie tanto da ritenerlo idoneo anche ad attività spotiva-agonistica. Rilascio a richiesta dell’interessato per gli usi di legge. Firmato: Prof. Dott. Gaetano Giuliano, libero docente di patologia medica, specialista in cardiologia e medicina interna, assistente alla 1^ Clinica Medica di Roma”. Facile evincere anche per il più disattento dei lettori che su questo certificato non è scritto né l’aggettivo “temporaneo” né l’avverbio “temporaneamente” e che sulla base esclusiva di questo referto Vendemini poté partecipare prima alle qualificazioni di Edimburgo, poi alle Olimpiadi ed infine alle gare di campionato sino al giorno del suo tragico epilogo.
Massimo Renella
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